giovedì 10 ottobre 2013

Vendere Rose per Vivere




Abdul viene dal Bangladesh, è in Italia da quasi due anni per cercare lavoro. È molto gentile, gira per le strade di Brescia e si avvicina a chiunque incontra per vendere una rosa. Non è insistente, se si sente rispondere no, annuisce e continua il giro. Non parla molto bene l'italiano, ma ha raccontato della sua famiglia ancora in patria, i cinque figli che aspettano i suoi soldi, lui dice, destinati allo studio. Sono circa cinque euro a serata, tra accendini, rose e braccialetti. E dopo avergli dato due euro per una rosa, lui stringe la mano, sorride e si allontana. Se ne possono incontrare fino a sei a serata se si va in un bar a prendere un aperitivo e poi si fa una passeggiata. Quello che più ci si chiede è se queste persone riescono a guadagnare abbastanza, se valga la pena di sentirsi trattare da lebbrosi e con sgarbatezza da tutti. Anche Amir viene dal Bangladesh, è arrivato in Italia un anno fa, ha fatto la scelta di lasciare una moglie e due figli piccoli perchè non riusciva a trovare lavoro nel suo paese. "Avevo sentito che qui c'era lavoro e ho voluto tentare" mi dice mentre cerco due euro per comprare la mia seconda rosa della serata. Amir non ha studiato, ma suo figlio maggiore, che è venuto anche lui in Italia e fa la stessa professione, ha frequentato la scuola per otto anni. Capisco a fatica quello che dice, parla a voce bassissima e mi lascia scegliere il prezzo della rosa, gli do due euro e lui mi ringrazia stringendomi la mano. Lo rincontro poco dopo che cerca di trattare con una coppia a Contrada del Carmine, che crede che due euro per una rosa siano troppi. 
Un'ordinanza dell'amministrazione locale ha imposto una multa di 160 euro per i venditori di rose, la decisione è sorta dopo i lamenti dei fioristi da cui vanno a comprare le rose all'ingrosso per rivenderle la sera alle coppiette. Rakesh viene dal Pakistan e ha un guadagno di circa sei euro a serata, è in Italia da quattro anni e ha lasciato in Pakistan una moglie e una figlia molto piccola. Là in patria non stanno affatto bene, mi racconta mentre fingo di cercare dei soldi. Non c'è lavoro e la gente deve andarsene. In Italia il tasso di immigrazione è aumentato, nel 2003 si registrava una presenza di 1,5 milioni di stranieri, mentre oggi sono il 7,9% della popolazione italiana. Sono quindi una forza lavoro non indifferente che va considerata come indispensabile, e non si parla più dei venditori ambulanti, ma di giovani lavoratori regolari. 
Il mio amico pakistano si deve subito allontanare dopo aver guadagnato i suoi due euro, un uomo che sembra essere il suo datore di lavoro lo richiama per contare i soldi e per indicargli una strada dove vendere. È sempre più difficile cercare di capire la loro vita, che si sbroglia tra un continuo bisogno di soldi e un tentativo di sfuggire alle sanzioni che azzererebbero mesi di lavoro. A Treviso la polizia municipale ha iniziato a girare in borghese per le vie del centro storico per beccare i venditori di rose, le sanzioni hanno raggiunto i 3.000 euro. Ma è meglio non pensare e ignorare l'umana difficoltà della loro vita e togliersi l'amaro in bocca con un sorso di Pirlo quando finalmente il venditore di rose si allontana e ormai è diventato facile ignorare quel leggero dispiacere quando si ha fatto finta di non vederlo o sentirlo mentre ti sventolava sotto il naso un mazzo di rose rosse. Spesso capita di dover rispondere male, ma non ci si può far niente, quando uno insiste superando i limiti della buona educazione è l'unica cosa che rimane da fare. E quando sono insistenti non dispiace neanche di non aver buttato due euro in una rosa ma anzi, si prova un piccolo senso di soddisfazione, come dopo aver spiaccicato una zanzara che ci stava pungendo la coscia. Ma una cosa è vera, non possiamo fare molto per aiutarli e mangiando una pizzetta ci accontentiamo di una piccola riflessione sull'ingiustizia del mondo e di quanto noi che stiamo seduti al tavolo ogni sera siamo fortunati.