La Biennale è una delle
manifestazioni culturali più importanti al mondo, si svolge a
Venezia ogni due anni e alterna architettura e arte. Quest'anno è
stato il turno dell'arte, i giardini e l'arsenale di Venezia hanno
ospitato 48 padiglioni, uno per ogni stato. I padiglioni esponevano
opere del paese che rappresentavano, anche se il più delle volte
capitava che il padiglione stesso consistesse in un'opera d'arte.
Si tratta ad esempio di
quello dello stato di Israele in cui si poteva assistere ad uno
spettacolo inquietante fin dall'ingresso. Al piano terra era presente
un grosso buco apparentemente appena scavato, sulla parete di fronte
era invece proiettato un video, in cui un apparente dj sembrava
mixare delle voci urlanti. Solo al piano superiore si scopre che
quelle voci erano state prodotte dagli artisti mentre scolpivano
statue con i propri volti. Come un ragazzo all'ingresso ha spiegato,
l'opera di Gilad Ratman rappresenta un viaggio fittizio di un gruppo
di artisti che attraverso delle caverne sotterranee, partendo da
Israele giungono a Venezia. Qui sbucano in una storta di laboratorio
in cui devono lavorare con l'argilla i loro volti. Nell'argilla è
inserito un microfono, mentre lavorano devono produrre i suoni
primordiali dell'uomo prima che imparasse a parlare. Così il viaggio
all'interno della caverna rappresenta la rinascita interiore
dell'artista che si concretizza nella canzone da lui remixata. Quando
l'intento è trasmettere un'emozione o un messaggio, l'arte oggi non
ha limiti o categorie. Non si tratta infatti di un dipinto o di una
scultura, è ascoltare quelle voci riprodotte ad alto volume
all'interno di tutto il padiglione e contemporaneamente guardare
quelle statue, a comunicare il grande senso di angoscia e il bisogno
di rinascita.
Dire che i padiglioni
stessi sono delle opere d'arte può essere inteso anche nel senso che
le costruzioni stesse sono state disegnate da importanti e famosi
architetti, alcuni sono antecedenti ancora alla prima guerra
mondiale. Ed è così che recandomi alla Biennale fingendomi
appartenente ad un gruppo di studenti di architettura per pagare il
biglietto ridotto, ho potuto scoprire il fascino di queste
costruzioni che loro avevano il compito di ricreare su carta, che
altrimenti non avrei mai notato. Ed è mentre il mio gruppo di falsi
colleghi era intento a disegnare che ho visitato ogni padiglione più
volte, soffermandomi anche su quelli un po' meno divertenti in cui
venivano mostrati diversi video in varie stanze e di cui il
significato mi rimane ancora oscuro.
Uno dei padiglioni più
apprezzati è stato quello del Belgio in cui veniva presentata
l'enorme ed imponente opera dell'artista quarantottenne Berlinde de
Bruyckere, scultrice d'avanguardia molto stimata dai critici
contemporanei. Il padiglione appare molto buio, un'unica stanza al
piano terra, dove si presenta quello che sembra un enorme albero
abbattuto. Descrivere quest'opera che buca le pareti del padiglione e
lo occupa interamente è difficile. I rami che si intrecciano
sembrano delle ossa deformi per via del loro colore a tratti rosato.
L'opera tratta riflessioni sulla condizione umana, sul sentirci
esseri senza radici, fisiche e mentali, perennemente bisognosi e
insoddisfatti.
Trascinati da una parte
all'altra del mondo e posti davanti a mille opere differenti, spesso
capita che a colpire di più siano quelle più assurde o spettacolari
e che non sempre sono quelle più significative. In questo senso il
padiglione della Russia si fa ricordare per la sua spettacolarità,
l'utilizzo di persone vere per riempire e dare forma all'opera
cattura per la sua immediatezza. Lo stato dell'est riproduce il mito
di
Danae, secondo cui la dea sarebbe stata fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d'oro. E così l'artista Vadim Zacharov coinvolge turisti e visitatori dando loro ombrelli di plastica trasparenti per proteggersi da una pioggia di monete che viene fatta cadere dal soffitto del padiglione. L'essenziale caratteristica dell'opera è che i turisti possono essere solamente donne, questo perchè secondo l'artista gli uomini si macchiano troppo spesso di crimini contro la vita, per loro il denaro e la sete di ricchezza è molto più importante. Il significato richiama probabilmente quello dell'opera all'ingresso, in cui un uomo, a cavalcioni su un cornicione sbuccia delle arachidi facendo cadere per terra i gusci vuoti in un grande mucchio.
Danae, secondo cui la dea sarebbe stata fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d'oro. E così l'artista Vadim Zacharov coinvolge turisti e visitatori dando loro ombrelli di plastica trasparenti per proteggersi da una pioggia di monete che viene fatta cadere dal soffitto del padiglione. L'essenziale caratteristica dell'opera è che i turisti possono essere solamente donne, questo perchè secondo l'artista gli uomini si macchiano troppo spesso di crimini contro la vita, per loro il denaro e la sete di ricchezza è molto più importante. Il significato richiama probabilmente quello dell'opera all'ingresso, in cui un uomo, a cavalcioni su un cornicione sbuccia delle arachidi facendo cadere per terra i gusci vuoti in un grande mucchio.
Di grande spessore
artistico è anche l'opera presentata dagli Stati Uniti. Il
padiglione si presenta già allestito all'esterno richiamando le
opere presenti al suo interno, infatti un'impalcatura sbarra il
consueto ingresso del padiglione in stile neo-palladiano, devia e
attira l'attenzione del visitatore. Iniziando il percorso si entra in
una sala in cui è presente un'enorme scultura, realizzata con
tantissimi materiali diversi, sorretta da uno scheletro d'acciaio,
che assume però la forma di una grande palla, in cui la
concentrazione degli oggetti è maggiore all'interno e minore
all'esterno. Il tutto da l'idea di un enorme scoppio. Camminando
intorno all'opera possiamo vedere che essa si compone di utensili di
uso quotidiano e di costruzioni particolari che utilizzano piccoli
mulini con acqua e ventilatori. L'artista è la cinese-americana
Sarah Sze, e tutta l'opera scultorea presente nel padiglione è
chiamata “Triple Point”, dal nome fisico del momento in cui
coesistono le tre fasi di una sostanza (liquida, solida e aeriforme).
L'opera si compone di oggetti apparentemente messi a caso, è il caos
infatti ciò che l'artista vuole trasmettere.
Si potrebbero riempire pagine e pagine descrivendo ciò che stava all'interno di ogni padiglione, ma la Biennale è molto di più dei padiglioni e delle mostre a Arsenale e Giardini. Nel periodo che va infatti dal primo di giugno al 24 novembre Venezia si riempie di mostre gratuite ed eventi. Una di queste che ha riscosso molto successo sul web è la mostra “Who is Alice?”, curata dall'artista Coreana Chu-young Lee. La mostra rievoca la favola “Alice nel paese delle meraviglie”, infatti viene riproposto un mondo immaginario e fantastico, come fosse un sogno, in cui i più importanti artisti coreani contemporanei espongono le loro opere, che variano da video, sculture, musica o dipinti. Sono diventate uno dei simboli della 55esima edizione della Biennale le ali di Xooang Choi costruite da un intreccio di trentotto mani molto realistiche che vanno a costruire quella che sembra una macchina del volo che porta Alice nel regno della fantasia e del sogno.
Il titolo di questa
edizione “Il palazzo enciclopedico” deriva da quello di un'opera
mai terminata dell'artista italo-americano Marino Auriti scappato al
fascismo, aveva disegnato un enorme palazzo che avrebbe dovuto
custodire tutte le conquiste dell'uomo. E mentre si passa da uno
stato all'altro del mondo camminando attraverso i giardini della zona
più panoramica e nascosta della città sommersa, sembra davvero di
essere circondati da tutte le conquiste dell'uomo, oppressi da tutte
le emozioni o le critiche che i nostri migliori artisti contemporanei
hanno voluto comunicarci. Ma la cosa che colpisce di più è la
volontà di evadere dagli schemi.
Quando si parte con
l'idea di andare a vedere una mostra d'arte contemporanea si è
sempre un po' prevenuti e spaventati per cosa si può trovare, forse
cose pazzesche che la nostra mente abituata ai vecchi stili fatica a
considerare arte, e si cade nella solita banale frase “ero capace
anche io”. Visitando questa mostra si rimane invece colpiti da
quanto le capacità manuali siano ancora molto importanti, a
differenza di quello che si può pensare, il contenuto non ha ancora
sovrastato la forma. Si possono vedere dipinti dall'elevato valore
artistico, che anche i miei amici aspiranti architetti che non
avevano colto il voluto allestimento dell'esterno del padiglione
degli Stati Uniti, scambiandolo per un'impalcatura per il restauro,
non hanno potuto ignorare. Accanto a queste si trovano però opere in
cui semplicemente delle persone camminano e si mettono a sedere
parlando, in cui l'opinione riguardo il valore dell'opera viene messo
in dubbio.
Ma gli artisti di oggi
non si devono scoraggiare, non è mai esistita un'epoca in cui
artisti contemporanei fossero apprezzati e capiti. Forse perchè
l'artista è quel folle genio che arriva più avanti della gente
comune e le cui opere oggi snobbate, verranno un giorno studiate sui
libri di storia dell'arte ed apprezzate dai futuri architetti. L'arte
contemporanea non è più solo critica alla modernità ormai scaduta
nel banale. Si tratta di opere concrete e astratte che nascondono il
desiderio sempre forte degli artisti di trasmettere quello che hanno
nel cuore attraverso mani, materiali e oggetti. Il messaggio spesso è
difficile da cogliere, e da alcuni padiglioni si esce delusi del
fatto che non si è capito il motivo dell'opera. Mentre guardando un
quadro esposto al Louvre il messaggio arriva chiaro e tondo,
visitando la Biennale, abbiamo bisogno di una spiegazione pronta che
speriamo le guide addette riescano a fornirci, uno sforzo in più di
immaginazione o l'umiltà di abbandonarsi semplicemente a quello che
l'artista ha cercato di trasmettere rinunciando alla pretesa di
capire quale fosse il vero messaggio e la reale intenzione. L'arte
contemporanea mette lo spettatore sempre più nel ruolo di
protagonista, l'opera non ha bisogno della vera interpretazione
dell'artista, perchè questo regala all'osservatore un'emozione che
può variare a seconda della persona che guarda, della sua storia e
del suo carattere.
Il disegno di quello che
sembra un'aquila che tiene tra gli artigli una macchina, esposto nel
padiglione del Regno Unito colpisce per la sua imponenza, occupa
infatti un'intera parete. Osservando attentamente lo sguardo
dell'animale, non è davvero difficile cogliere l'idea della vendetta
della natura sull'uomo che la usa a proprio piacimento senza curarsi
dei danni. Il volantino consegnato all'ingresso spiga poi che si
tratta di un'albanella reale, una specie protetta. Il principe
William e un suo amico ne hanno probabilmente uccise alcune, ma la
guardia forestale ha archiviato il caso perchè non sono mai stati
ritrovati i cadaveri. E in questo caso la prima istantanea
interpretazione non si sbagliava. Più difficili a comprendere sono
le opere cinematografiche, video o filmati di vario genere che
presentano progetti più vasti, come quello presentato all'interno
del padiglione del Giappone, in cui l'artista ha messo in varie
stanze gruppi di persone con il compito di realizzare un progetto.
Alcuni dovevano tagliare i capelli, altri fare un poema e altri
ancora comporre una canzone. Venivano filmati tutto il tempo e il
loro primo dovere era la collaborazione. Questa che viene chiamata
opera d'arte vuole studiare l'uomo come essere sociale destinato al
lavoro collettivo. Opere come questa non sono effettivamente facili
da concepire come arte.
Più in generale possiamo
quindi concludere che la nostra opinione e il nostro stato d'animo
dopo aver visitato la mostra di arte moderna della Biennale,
dipenderanno da come partiamo, se saremo disposti a lasciarci
sorprendere da cos'è l'arte oggi e non lasciarci sopraffare dal
nervosismo per non essere riusciti a capire qualche opera, perchè
artisti riconosciuti e ricompensati hanno fatto quello che
manualmente anche noi saremmo stati in grado di fare. In ogni ambito
e in ogni epoca ci sono ciarlatani e grandi artisti, non dobbiamo
lasciare che quest'ultimi ci sfuggano, perchè non ci saremo più
quando questi verranno citati nelle domande della terza prova
all'esame di maturità.