Giovedì 12 dicembre
2013, in occasione dell'anniversario della giornata mondiale dei
diritti dell'uomo è stato presentato presso l'università Ca Foscari
di Venezia il volume “Il divieto di tortura e altri comportamenti
inumani o degradanti nelle migrazioni”. La presentazione si è
svolta attraverso le voci dei relatori Luigi Perissinotto, direttore
del dipartimento Filosofia e Beni culturali dell'università e
Alessandra Pietrobon del dipartimento di Scienze politiche,
giuridiche e studi internazionali dell'Università di Padova, con i
successivi interventi di altri professori e studenti.
I relatori hanno spiegato
come la pratica della tortura sia ancora diffusa anche all'interno
della tanto umanamente evoluta Unione Europea. La tortura è uno di
quei temi contro cui ci si schiera a spada tratta, senza margine di
ripensamento e senza neanche esitare un attimo. Solo pensare a
qualcuno a favore della tortura ci fa storcere il naso e inorridire.
Ma trovandoci davanti a qualcuno di nettamente favorevole sembrerebbe
essere un caso di quelli che il professor Perissinotto chiama
“disaccordo senza errore”, un disaccordo in cui entrambe le parti
sanno di cosa stanno parlando, non c'è tornaconto personale e
giudizio di gusto. Eppure all'interno del libro non si tratta di
opinioni favorevoli alla tortura, pur parlando di persone che la
praticano tuttora. Si tratta probabilmente di individui che non la
reputano tale e che non le attribuiscono la definizione di
comportamento disumano e degradante. Si tratta ad esempio delle forme
di tortura che nascono dal linguaggio. Una di queste è il silenzio,
una delle forme di tortura più terribili. Il professore riporta un
episodio con ambientazione in Irlanda del Nord negli anni della
guerra contro l'Inghilterra, e della punizione che la comunità
cattolica ha inferto nei confronti delle donne irlandesi che
fraternizzavano con i soldati inglesi. Si trattava di un totale e
disumano silenzio nei confronti di queste donne, non venivano più
salutate e non gli si rivolgeva la parola in nessun modo. L'effetto
della tortura del silenzio è la perdita dell'identità in quanto
persona. Così come parlare di qualcuno in una lingua che lui non
capisce quando è nella condizione di comprendere che si sta parlando
di lui. La tortura è più estesa e sottile di dove può arrivare il
diritto e ci sono occasioni in cui l'individuo può non essere
tutelato.
L'organo del consiglio
d'Europa che si occupa di prevenire i casi di tortura e delle pene o
trattamenti inumani o
degradanti sul territorio dell'Unione è il CTP (Comitato
europeo per la prevenzione della tortura
e delle pene o trattamenti
inumani o degradanti). L'organo prevede un sistema di visite nei
luoghi di detenzione per verificare le condizioni in cui vivono le
persone private della libertà.(carceri, centri di detenzione
minorile, commissariati di polizia, centri di ritenzione per
immigrati irregolari, istituti psichiatrici, strutture e istituzioni
di ricovero a carattere sociale). I responsabili hanno accesso
illimitato ai luoghi di detenzione, possono intrattenersi senza
testimoni con le persone e comunicare liberamente con chiunque possa
essere in grado di fornire informazioni pertinenti. Dopo
ogni visita, il CPT invia un rapporto dettagliato al governo dello
Stato interessato, contenente i risultati emersi nel corso della
visita.
Lo
sguardo del comitato si è rivolto verso il nostro paese per il
problema delle carceri. Nel 2013 è stato pubblicato il rapporto
riguardo la visita che il CPT ha compiuto nel maggio 2012. I detenuti
hanno giudicato generalmente positivo il modo in cui vengono
trattati, eccetto per quanto riguarda il carcere di Vicenza in cui
sono state rilevate accuse di maltrattamento (calci e pugni) nei
confronti dei detenuti. Ma è soprattutto per quanto riguarda il
sovraffollamento che lo sguardo dell'Europa si è mostrato più
preoccupato. I responsabili hanno visitato il carcere di Bari dove
erano ospitati 11 detenuti in una stanza di 20 m².
In
Italia il problema delle carceri non è l'unico che può essere
considerato come trattamento disumano e degradante. Come spiega la
professoressa Pietrobon, anche il lavoro in nero è una grave
questione che riguarda il nostro paese. Ricorda un caso avvenuto in
Francia di una domestica africana, clandestina, a cui non veniva data
retribuzione, veniva fatta dormire per terra, non le era permesso
uscire di casa e le erano stati tolti i documenti. È stato il caso
che la commissione europea credeva di non vedere mai in Europa, cioè
la violazione dell'articolo 4, quello riguardante la schiavitù. I
trattamenti a cui sono sottoposti gli immigrati in Italia sono vicini
alla schiavitù, spiega. Secondo la legge Bossi-Fini, il permesso di
soggiorno per un immigrato è strettamente legato al lavoro. Molti
preferiscono scegliere di lavorare in nero, in attesa di trovare un
lavoro onesto. Il lavoro in nero è ciò che si avvicina al concetto
di schiavitù, in quanto non possono essere riconosciuti al
lavoratore i diritti che dovrebbe avere, non possono ad esempio
denunciare abusi sul lavoro.
La
legge tratta anche delle espulsioni dei clandestini, con
accompagnamento alla frontiera, e dell'uso delle navi della Marina
Militare per contrastare il traffico di clandestini. L'istituzione
dei centri di identificazione per la detenzione dei richiedenti asilo
genera preoccupazioni all'interno dell'Unione Europea per via di una
possibile violazione del principio di non-refoulement (non
respingimento) che vieta di rimpatriare o espellere forzatamente i
richiedenti asilo verso paesi in cui potrebbero essere a rischio di
gravi abusi dei diritti umani.
La
professoressa Pietrobon, a questo riguardo cita il caso HIRSI,
risolto nel febbraio 2012, si tratta di un episodio avvenuto nel 2009
in cui un'imbarcazione proveniente dalla Libia che trasportava circa
200 persone è stata intercettata a sud dell'isola di Lampedusa. Dopo
essere stati trasportati su imbarcazioni italiane i clandestini sono
stati riportati a Tripoli contro la loro volontà. Quelli assistiti
in Libia hanno fatto ricorso alla corte europea, dove l'Italia si è
difesa con argomentazioni contestabili, come il fatto che il
respingimento, essendo avvenuto in mare e non sul suolo italiano non
sia responsabilità dello stato.
Amnesty
International nel 2012 ha considerato forma di tortura e trattamento
disumano e degradante la carcerazione in isolamento in California, in
cui i prigionieri
erano confinati per almeno 22 ore e mezza al giorno in celle
solitarie senza finestre e con scarso accesso alla luce naturale.
L'esercizio fisico era limitato a un'ora e mezza al giorno, da fare
da soli. I prigionieri in isolamento non potevano lavorare,
partecipare a programmi di riabilitazione o svolgere alcun tipo di
attività di gruppo.
Inoltre, era precluso loro qualunque contatto
con il mondo esterno.
Sono
considerate forme di tortura la mercificazione e il traffico di
esseri umani, è trattamento disumano e degradante il commercio di
organi.
È
citato il caso avvenuto in Germania tra il 2010 e il 2011 in cui due
medici sono stati scoperti a falsificare le cartelle cliniche perchè
dei pazienti, su pagamento, potessero scivolare qualche gradino più
avanti in lista d'attesa. Il caso ha provocato un calo delle
donazioni spontanee di organi nel paese.
Si
parla di torture, di violazione dei diritti umani nel 2013, l'anno
europeo della cittadinanza, in cui si è cercato, tramite diverse
iniziative di avvicinare quelli che non si considerano europei ad
un'idea di stato unito e non di confederazione di culture diverse, in
modo che l'Europa venga sempre meno vista come un nemico.
"Per
costruire un'Europa più forte e a maggiore valenza politica è
necessario coinvolgere direttamente i cittadini. Per questo il 2013 è
l'Anno europeo dei cittadini: un anno dedicato a tutti i cittadini
europei e ai loro diritti", ha dichiarato Viviane Reding,
Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia, il 10 gennaio 2013.
Nel
corso dell'anno appena passato infatti si sono aperti, come
iniziativa per la celebrazione dell'anno del cittadino, gli Europe
Direct. Europe Direct è la rete europea a servizio del cittadino,
creata per far conoscere le attività e le opportunità offerte
dall'Unione Europea. L'obiettivo è di rafforzare nei cittadini il
senso di appartenenza all'Unione coinvolgendoli nel processo di
costruzione europea. Offre servizi come una risposta pronta alle
richieste di informazione sulla legislazione, le istituzioni
comunitarie, i programmi e le opportunità di finanziamento dell'UE.
E
per l'anno che è appena iniziato, il 7 febbraio il parlamento
europeo ha designato il 2014 come l'anno della conciliazione tra vita
lavorativa e vita familiare. Il tema di quest'anno sarà quindi la
famiglia, perchè gli stati membri si impegnino ad aiutare le
famiglie distrutte dalla crisi economica, a risollevarsi con nuove
riforme sul lavoro. Sarà quindi necessario un impegno comune, in
quell'anno che è stato rinominato, come fossimo in un calendario
orientale, “l'anno del pinguino”. Il pinguino infatti divide i
carichi di lavoro e cura dei figli tra i due genitori perfettamente
alla pari.
Per
quello che ne sappiamo poi, speriamo che gli organi più alti, che ci
sono vagamente noti, possano sempre proteggerci dalle forme di
tortura moderne e si impegnino sempre per garantire all'essere umano
libertà e pace, chiunque esso sia.