giovedì 2 gennaio 2014

Il divieto di tortura e altri comportamenti inumani e degradanti nell'Europa dei giorni nostri.

Giovedì 12 dicembre 2013, in occasione dell'anniversario della giornata mondiale dei diritti dell'uomo è stato presentato presso l'università Ca Foscari di Venezia il volume “Il divieto di tortura e altri comportamenti inumani o degradanti nelle migrazioni”. La presentazione si è svolta attraverso le voci dei relatori Luigi Perissinotto, direttore del dipartimento Filosofia e Beni culturali dell'università e Alessandra Pietrobon del dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell'Università di Padova, con i successivi interventi di altri professori e studenti.
I relatori hanno spiegato come la pratica della tortura sia ancora diffusa anche all'interno della tanto umanamente evoluta Unione Europea. La tortura è uno di quei temi contro cui ci si schiera a spada tratta, senza margine di ripensamento e senza neanche esitare un attimo. Solo pensare a qualcuno a favore della tortura ci fa storcere il naso e inorridire. Ma trovandoci davanti a qualcuno di nettamente favorevole sembrerebbe essere un caso di quelli che il professor Perissinotto chiama “disaccordo senza errore”, un disaccordo in cui entrambe le parti sanno di cosa stanno parlando, non c'è tornaconto personale e giudizio di gusto. Eppure all'interno del libro non si tratta di opinioni favorevoli alla tortura, pur parlando di persone che la praticano tuttora. Si tratta probabilmente di individui che non la reputano tale e che non le attribuiscono la definizione di comportamento disumano e degradante. Si tratta ad esempio delle forme di tortura che nascono dal linguaggio. Una di queste è il silenzio, una delle forme di tortura più terribili. Il professore riporta un episodio con ambientazione in Irlanda del Nord negli anni della guerra contro l'Inghilterra, e della punizione che la comunità cattolica ha inferto nei confronti delle donne irlandesi che fraternizzavano con i soldati inglesi. Si trattava di un totale e disumano silenzio nei confronti di queste donne, non venivano più salutate e non gli si rivolgeva la parola in nessun modo. L'effetto della tortura del silenzio è la perdita dell'identità in quanto persona. Così come parlare di qualcuno in una lingua che lui non capisce quando è nella condizione di comprendere che si sta parlando di lui. La tortura è più estesa e sottile di dove può arrivare il diritto e ci sono occasioni in cui l'individuo può non essere tutelato.
L'organo del consiglio d'Europa che si occupa di prevenire i casi di tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti sul territorio dell'Unione è il CTP (Comitato europeo per la prevenzione della tortura
e delle pene o trattamenti inumani o degradanti). L'organo prevede un sistema di visite nei luoghi di detenzione per verificare le condizioni in cui vivono le persone private della libertà.(carceri, centri di detenzione minorile, commissariati di polizia, centri di ritenzione per immigrati irregolari, istituti psichiatrici, strutture e istituzioni di ricovero a carattere sociale). I responsabili hanno accesso illimitato ai luoghi di detenzione, possono intrattenersi senza testimoni con le persone e comunicare liberamente con chiunque possa essere in grado di fornire informazioni pertinenti. Dopo ogni visita, il CPT invia un rapporto dettagliato al governo dello Stato interessato, contenente i risultati emersi nel corso della visita.
Lo sguardo del comitato si è rivolto verso il nostro paese per il problema delle carceri. Nel 2013 è stato pubblicato il rapporto riguardo la visita che il CPT ha compiuto nel maggio 2012. I detenuti hanno giudicato generalmente positivo il modo in cui vengono trattati, eccetto per quanto riguarda il carcere di Vicenza in cui sono state rilevate accuse di maltrattamento (calci e pugni) nei confronti dei detenuti. Ma è soprattutto per quanto riguarda il sovraffollamento che lo sguardo dell'Europa si è mostrato più preoccupato. I responsabili hanno visitato il carcere di Bari dove erano ospitati 11 detenuti in una stanza di 20 .
In Italia il problema delle carceri non è l'unico che può essere considerato come trattamento disumano e degradante. Come spiega la professoressa Pietrobon, anche il lavoro in nero è una grave questione che riguarda il nostro paese. Ricorda un caso avvenuto in Francia di una domestica africana, clandestina, a cui non veniva data retribuzione, veniva fatta dormire per terra, non le era permesso uscire di casa e le erano stati tolti i documenti. È stato il caso che la commissione europea credeva di non vedere mai in Europa, cioè la violazione dell'articolo 4, quello riguardante la schiavitù. I trattamenti a cui sono sottoposti gli immigrati in Italia sono vicini alla schiavitù, spiega. Secondo la legge Bossi-Fini, il permesso di soggiorno per un immigrato è strettamente legato al lavoro. Molti preferiscono scegliere di lavorare in nero, in attesa di trovare un lavoro onesto. Il lavoro in nero è ciò che si avvicina al concetto di schiavitù, in quanto non possono essere riconosciuti al lavoratore i diritti che dovrebbe avere, non possono ad esempio denunciare abusi sul lavoro.
La legge tratta anche delle espulsioni dei clandestini, con accompagnamento alla frontiera, e dell'uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di clandestini. L'istituzione dei centri di identificazione per la detenzione dei richiedenti asilo genera preoccupazioni all'interno dell'Unione Europea per via di una possibile violazione del principio di non-refoulement (non respingimento) che vieta di rimpatriare o espellere forzatamente i richiedenti asilo verso paesi in cui potrebbero essere a rischio di gravi abusi dei diritti umani.
La professoressa Pietrobon, a questo riguardo cita il caso HIRSI, risolto nel febbraio 2012, si tratta di un episodio avvenuto nel 2009 in cui un'imbarcazione proveniente dalla Libia che trasportava circa 200 persone è stata intercettata a sud dell'isola di Lampedusa. Dopo essere stati trasportati su imbarcazioni italiane i clandestini sono stati riportati a Tripoli contro la loro volontà. Quelli assistiti in Libia hanno fatto ricorso alla corte europea, dove l'Italia si è difesa con argomentazioni contestabili, come il fatto che il respingimento, essendo avvenuto in mare e non sul suolo italiano non sia responsabilità dello stato.
Amnesty International nel 2012 ha considerato forma di tortura e trattamento disumano e degradante la carcerazione in isolamento in California, in cui i prigionieri erano confinati per almeno 22 ore e mezza al giorno in celle solitarie senza finestre e con scarso accesso alla luce naturale. L'esercizio fisico era limitato a un'ora e mezza al giorno, da fare da soli. I prigionieri in isolamento non potevano lavorare, partecipare a programmi di riabilitazione o svolgere alcun tipo di attività di gruppo.
Inoltre, era precluso loro qualunque contatto con il mondo esterno.
Sono considerate forme di tortura la mercificazione e il traffico di esseri umani, è trattamento disumano e degradante il commercio di organi.
È citato il caso avvenuto in Germania tra il 2010 e il 2011 in cui due medici sono stati scoperti a falsificare le cartelle cliniche perchè dei pazienti, su pagamento, potessero scivolare qualche gradino più avanti in lista d'attesa. Il caso ha provocato un calo delle donazioni spontanee di organi nel paese.
Si parla di torture, di violazione dei diritti umani nel 2013, l'anno europeo della cittadinanza, in cui si è cercato, tramite diverse iniziative di avvicinare quelli che non si considerano europei ad un'idea di stato unito e non di confederazione di culture diverse, in modo che l'Europa venga sempre meno vista come un nemico.
"Per costruire un'Europa più forte e a maggiore valenza politica è necessario coinvolgere direttamente i cittadini. Per questo il 2013 è l'Anno europeo dei cittadini: un anno dedicato a tutti i cittadini europei e ai loro diritti", ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia, il 10 gennaio 2013.
Nel corso dell'anno appena passato infatti si sono aperti, come iniziativa per la celebrazione dell'anno del cittadino, gli Europe Direct. Europe Direct è la rete europea a servizio del cittadino, creata per far conoscere le attività e le opportunità offerte dall'Unione Europea. L'obiettivo è di rafforzare nei cittadini il senso di appartenenza all'Unione coinvolgendoli nel processo di costruzione europea. Offre servizi come una risposta pronta alle richieste di informazione sulla legislazione, le istituzioni comunitarie, i programmi e le opportunità di finanziamento dell'UE.
E per l'anno che è appena iniziato, il 7 febbraio il parlamento europeo ha designato il 2014 come l'anno della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. Il tema di quest'anno sarà quindi la famiglia, perchè gli stati membri si impegnino ad aiutare le famiglie distrutte dalla crisi economica, a risollevarsi con nuove riforme sul lavoro. Sarà quindi necessario un impegno comune, in quell'anno che è stato rinominato, come fossimo in un calendario orientale, “l'anno del pinguino”. Il pinguino infatti divide i carichi di lavoro e cura dei figli tra i due genitori perfettamente alla pari.

Per quello che ne sappiamo poi, speriamo che gli organi più alti, che ci sono vagamente noti, possano sempre proteggerci dalle forme di tortura moderne e si impegnino sempre per garantire all'essere umano libertà e pace, chiunque esso sia.