sabato 7 dicembre 2013

La musica dei greci ribelli nel film "Indebito" di Vinicio Capossela




Martedì 3 dicembre è uscito solo per un giorno il film di Vinicio Capossela, diretto da Andrea Segre “Indebito”, in cui il cantautore porta sullo schermo la grave situazione greca raccontata dalle voci dei musicisti dei pub. La loro musica è la loro forma di protesta, si fanno chiamare Rebetes, dal turco “ribelli”.
Il Rebetiko è uno stile musicale greco, risalente ai primi del novecento, si tratta di ballate e canzoni che narrano il disagio dei più emarginati, si parla d'amore, di droga, di povertà e di prostituzione. Come uno dei protagonisti del documentario spiegava, la musica Rebetes si discorda dalla musica pop americana per il fatto che racconta storie vere, in cui un tempo il popolo greco si immedesimava. Si tratta infatti di un nuovo approccio a questo tipo di musica che gli artisti greci contemporanei ripropongono, come forma di protesta alla crisi e per raccontare ancora una volta la storia della loro povertà. Capossela aveva già conosciuto la musica greca con l'uscita dell'ultimo album “Rebetiko Gymnastas” in cui il musicista italiano ripropone in chiave Rebetiko alcuni dei suoi grandi successi. L'album è registrato ad Atene, una delle ambientazioni dove è anche girato il documentario. Le strade tristi e deserte della città sono l'immagine perfetta che accompagna la colonna sonora che è il vero corpo centrale del film. Il documentario è infatti un susseguirsi di canzoni Rebetes cantate e suonate dagli artisti nei bar di Atene, a cui si alternano le loro storie e le loro emozioni, raccontate di musicisti stessi. Mantenere i dialoghi in lingua originale rende più reale la narrazione, ciò che dicono è incomprensibile per qualunque Italiano che non abbia mai studiato la lingua greca per via della totale differenza di lessico e forma, ma il loro tono e la loro espressività che fa sembrare quello che parlano quasi un vecchio dialetto, è rude e reale e aiuta l'immedesimazione nelle loro storie, rende più viva ed affascinante l'atmosfera, ciò che caratterizza davvero questo film. Mentre le canzoni parlano di amori finiti male le inquadrature incontrano i cartelli “affittasi” e “svendita” appesi davanti alle porte dei negozi, e i magnifici panorami della città storica. Il film si presenta come il viaggio di Capossela in Grecia, che come uno studioso annota sul suo diario ogni emozione, profumo o sensazione con cui si imbatte durante il suo girovagare notturno per le strade. Le sue riflessioni accompagnano tutto il film, che non ha bisogno di spiegazioni per via della potenza delle immagini che inquadrano una volta un enorme murales, una volta un venditore di arachidi e noccioline che ne regala un sacchetto a un passante per pochi spiccioli.
Vinicio raccoglie le opinioni della gente comune sulla crisi economica, sul capitalismo, sulla situazione politica. Il crollo economico della Grecia non si ferma alla penisola ma contagerà tutta l'Europa che seguirà il suo esempio verso il declino, questo è quello che l'autore vuole comunicare.
Ma l'opera del cantautore è uno studio dello stile musicale, del loro modo di cantare, degli strumenti musicali che utilizzano. È tutto il frutto dell'incontro tra la cultura occidentale e quella orientale, soprattutto turca, la loro musica, immagine del paese stesso. Ed è mentre sorseggia il denso caffé turco, immagina che esso racconti la sua storia e che in quella miscela si riflettano i suoi pensieri. Ad esempio il fatto che la musica è come il polline, che va di fiore in fiore a cogliere la cultura dei diversi stati e delle diverse nazioni e permette la nascita di nuove canzoni e nuove emozioni.
L'artista canta insieme ai ribelli, accompagnato dal suo piccolo baglamas, lo strumento musicale che i Rebetes nascondevano in prigione, che dice contenere le anime degli antenati Rebetes, che gli trasmettono canzoni di un tempo passato. Il suo diario, il tefteri, quello su cui i negozianti segnano i debiti e il baglamas lo accompagnano per strada, nei bar, sulla spiaggia e sulle colline per tutta la durata del viaggio.

Tutto questo per cercare di pareggiare la voce credito a quella debito nel libretto del “tefteri“, che una volta aperto diventa di chi ci guarda dentro. A quel punto si diventa tutti responsabili, o come diceva De André, si è tutti coinvolti. Perché, per usare le parole di Mistakidis, uno dei nostri “intervistati”, la vera scelta politica oggi non è suonare Rebetiko, ma ascoltarlo.”

Spiega Capossela nelle note d'autore, parlando del film che è stato presentato al cinema Anteo di Milano, in diretta lo stesso 3 dicembre.
Sul finire ripropone “Scivola e vai via” in chiave Rebetiko, già presente nell'ultimo album, con una struggente interpretazione e l'accompagnamento dei musicisti greci. Il film documentario si conclude con le immagini della Grecia dall'alto, con i panorami di colline e rovine di antiche civiltà con sempre come sottofondo il suono delle chitarre e delle armoniche dei greci ribelli.