Questo è il titolo della
mostra che dal 28 settembre al 12 gennaio occupa la sala dello
scrutinio a Palazzo Ducale, Venezia. Il titolo riprende il famoso
quadro di Carlo e Gabriele Caliari in cui il doge Marino Grimani
riceve gli ambasciatori persiani (1603). All'interno della mostra
sono presenti oggetti di vario genere, manoscritti nell'antica lingua
ottomana, monete e arazzi.
Questi doni risalgono
all'epoca in cui la nostra Venezia intraprendeva una fittissima rete
commerciale che interessava tutto il mondo arabo, in particolare con
l'impero ottomano e l'impero persiano. La città marinara era spesso
mal vista dalle altre città italiane per via dei suoi stretti
rapporti con l'oriente.
I rapporti che
intraprendeva con la Persia erano soprattutto per contrastare il
potente impero ottomano che tutto il mondo temeva. Aveva la fama di
essere spregiudicato ed estremamente forte.
All'interno della mostra
si possono vedere prodotti che venivano all'epoca venduti sul
mercato, come un prezioso planisfero che con la tipica forma a cuore
rappresentava tutto il mondo allora conosciuto. Il mare era occupato
dalla descrizione fittissima in caratteri dell'ottomano antico dei
vari re che allora dominavano il mondo, si trattava di elogi a questi
sovrani, che in forma di poesia ne parlavano con epiteti
spettacolari. Questo per rendere facile la vendita del prodotto.
Un altro planisfero era
risalente ad un epoca precedente a quella che era indicata, spesso
infatti modificavano la data per fingere che il planisfero fosse più
recente di quello che era in realtà, per poter continuare a
venderlo, denotano in ogni caso una grande conoscenza tecnica che
permetteva ai mercanti di spostarsi da un porto all'altro del
mediterraneo.
La mostra continua con
l'esposizione di importanti tappeti persiani, intrecciati da mani di
bambine che con le loro dita sottili riuscivano a realizzare
precisissimi ricami, perdendo però spesso la vista.
Tra questi, il famoso
velluto “la Vergine e l'infante”, dono di Saha Abbas I al doge
Marino Grimani.
Sono inoltre presenti
testi originali del diciassettesimo secolo che riportano i numerosi
scambi commerciali tra l'impero persiano Safavide e la serenissima,
scambi che spesso potevano evitare gravi guerre. Come le crociate in
epoca precedente vennero spesso contrastate da Venezia che non voleva
rivaleggiare con l'importante mercato orientale, con la paura di
perdere i propri agganci e la possibilità che da tempo era data ai
propri mercanti di rimanere stabili e sicuri in Egitto.
La mostra ci aiuta a
comprendere quanto in realtà un mondo che ora crediamo tanto
distante dal nostro abbia influenzato in passato l'occidente. Gli
scambi commerciali comportavano scambi culturali e non aveva grande
importanza la differenza religiosa, quando i contatti con il mondo
islamico garantivano un' entrata sicura per Venezia.
Le lunghe lotte con
l'impero ottomano non hanno fatto altro che aumentare l'odierno
disprezzo dell'occidente verso la civiltà musulmana. Fino ad
arrivare a giudicare il mondo islamico come arretrato, in seguito
alla sua colonizzazione diventata poi sfruttamento dei pozzi
petroliferi. consentita spesso da un tacito accordo con i regimi
totalitari islamici che alla luce del sole critichiamo tanto.