giovedì 5 dicembre 2013

I doni di Sahah Abbas il grande alla Serenissima



Questo è il titolo della mostra che dal 28 settembre al 12 gennaio occupa la sala dello scrutinio a Palazzo Ducale, Venezia. Il titolo riprende il famoso quadro di Carlo e Gabriele Caliari in cui il doge Marino Grimani riceve gli ambasciatori persiani (1603). All'interno della mostra sono presenti oggetti di vario genere, manoscritti nell'antica lingua ottomana, monete e arazzi.
Questi doni risalgono all'epoca in cui la nostra Venezia intraprendeva una fittissima rete commerciale che interessava tutto il mondo arabo, in particolare con l'impero ottomano e l'impero persiano. La città marinara era spesso mal vista dalle altre città italiane per via dei suoi stretti rapporti con l'oriente.
I rapporti che intraprendeva con la Persia erano soprattutto per contrastare il potente impero ottomano che tutto il mondo temeva. Aveva la fama di essere spregiudicato ed estremamente forte.
All'interno della mostra si possono vedere prodotti che venivano all'epoca venduti sul mercato, come un prezioso planisfero che con la tipica forma a cuore rappresentava tutto il mondo allora conosciuto. Il mare era occupato dalla descrizione fittissima in caratteri dell'ottomano antico dei vari re che allora dominavano il mondo, si trattava di elogi a questi sovrani, che in forma di poesia ne parlavano con epiteti spettacolari. Questo per rendere facile la vendita del prodotto.
Un altro planisfero era risalente ad un epoca precedente a quella che era indicata, spesso infatti modificavano la data per fingere che il planisfero fosse più recente di quello che era in realtà, per poter continuare a venderlo, denotano in ogni caso una grande conoscenza tecnica che permetteva ai mercanti di spostarsi da un porto all'altro del mediterraneo.
La mostra continua con l'esposizione di importanti tappeti persiani, intrecciati da mani di bambine che con le loro dita sottili riuscivano a realizzare precisissimi ricami, perdendo però spesso la vista.
Tra questi, il famoso velluto “la Vergine e l'infante”, dono di Saha Abbas I al doge Marino Grimani.
Sono inoltre presenti testi originali del diciassettesimo secolo che riportano i numerosi scambi commerciali tra l'impero persiano Safavide e la serenissima, scambi che spesso potevano evitare gravi guerre. Come le crociate in epoca precedente vennero spesso contrastate da Venezia che non voleva rivaleggiare con l'importante mercato orientale, con la paura di perdere i propri agganci e la possibilità che da tempo era data ai propri mercanti di rimanere stabili e sicuri in Egitto.
La mostra ci aiuta a comprendere quanto in realtà un mondo che ora crediamo tanto distante dal nostro abbia influenzato in passato l'occidente. Gli scambi commerciali comportavano scambi culturali e non aveva grande importanza la differenza religiosa, quando i contatti con il mondo islamico garantivano un' entrata sicura per Venezia.

Le lunghe lotte con l'impero ottomano non hanno fatto altro che aumentare l'odierno disprezzo dell'occidente verso la civiltà musulmana. Fino ad arrivare a giudicare il mondo islamico come arretrato, in seguito alla sua colonizzazione diventata poi sfruttamento dei pozzi petroliferi. consentita spesso da un tacito accordo con i regimi totalitari islamici che alla luce del sole critichiamo tanto.